PIA UNIONE

Uno spirito profondamente religioso è sviluppato da tempo nel popolo di Rieti, che racchiude in sé innumeri monasteri e conventi, chiese e oratori; e fin dal XV secolo ritroviamo in essa sagre e festività tuttora esistenti. Grande è la devozione per la giovane martire di Nicomedia; grande la venerazione per la Madonna del Popolo, ma la vera passione che esalta oltremodo tutti indistintamente, quasi da raggiungere forme ed espressioni di fanatismo, è per Sant’Antonio di Padova, il battagliero ed animoso frate che fu uno dei primi seguaci del Serafico, nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova a solo trentasei anni; la scienza di questo francescano era vastissima, onde giustamente Papa Gregorio IX lo chiamò ‘Arca del Testamento’. Come un culto così vivo sia nato nella città della Sabina e come vi sia stata nutrita per secoli la devozione è invero ammirabile cosa. Le prime notizie della grande processione che sogliono fare la domenica successiva al 13 di giugno tutti i fedeli, in onore di questo Miracoloso, risalgono alla seconda metà del ‘400, e questa tradizione costantemente è sempre stata adempiuta, né le guerre, né le funeste vicende, né le lotte civiche hanno mai interrotto la celebrazione solenne del Taumaturgo. Anzi coll’andare degli anni, col crescere delle generazioni, il culto si è via via più ingrandito e diffuso, si è maggiormente quasi radicato nel profondo del sangue; nelle campagne in ispecie e nei suoi sani figli è custodito con santità semplice e pura, e l’Icone sacra fu a poco a poco tutta coperta di doni votivi e di gemme offerte, tutta inghirlandata di ceri ardenti…

Venanzio Varano della Vergiliana - 1923

Basterebbero queste parole di Venanzio Varano della Vergiliana, datate 1923, a sintetizzare l’affetto e la devozione dei reatini per Sant’Antonio di Padova, nati storicamente nei giorni della canonizzazione del Taumaturgo (era morto il 13 giugno 1231), prevista proprio a Rieti dove si trovava la corte di Papa Gregorio IX (il Cardinale Ugolino d’Anagni).
I padovani erano giunti a Rieti per chiedere al Pontefice di procedere alla canonizzazione del ‘loro Antonio’: e questa venuta in terra sabina fu salutata dai reatini stessi con un’accoglienza degna della motivazione stessa.
Una fiaccolata si dipanò per le vie di Rieti, inneggiando e salmodiando a Dio per il dono di un grande Santo fatto al popolo, padovano certamente ma, soprattutto, al Popolo della Chiesa del tempo, per giungere al Palazzo dove ad attenderla vi era proprio Gregorio IX che sciolse ogni dubbio, confermando l’imminenza della canonizzazione del ‘beato Antonio’.
Poco importa se poi sarà Spoleto, il 30 maggio 1232, ad ospitare la cerimonia del suo innalzamento agli onori universali degli altari: a Rieti il germe della devozione Antoniana era ormai gettato, sebbene le prime reazioni alla scelta di Spoleto quale luogo della canonizzazione non furono di accoglienza ‘benevola’. Ma le processioni di protesta per questa scelta lasciarono subito spazio a quelle più canoniche di esaltazione della figura di Sant’Antonio di Padova. Nè sarà inutile rammentare come non ci siano tracce del passaggio di Antonio a Rieti: eppure, gli eventi che sottostanno alla canonizzazione dettero subito frutti copiosi, giunti fino ai giorni nostri.
Un primo importante segno: la costituzione di un nucleo di una PIA UNIONE di devote e devoti del Santo, che intendevano riunirsi insieme dai primi di giugno per giungere alla festa del giorno 13, quale coronamento di questo itinerario di affidamento a Sant’Antonio di Padova.

Lo stesso Venanzio Varano della Vergiliana aggiungerà: «Esiste da remota origine una confraternita locale detta dei ‘Fratelli di Sant’Antonio’ in cui ogni fratello inscritto si obbliga a dei doveri morali ed anche, in certo senso materiali, poiché l’Icone del Taumaturgo è recata, in processione per tutto il lunghissimo percorso, sulle spalle di dodici (oggi sedici, ndr) fratelli che a turno sostengono la grave fatica. Qualche giorno prima si estraggono a sorte fra tutti, che tutti vorrebbero essere i prescelti, i nomi di coloro che dovranno essere gli eletti, e ne estraggono ancora altri due in più che saranno i portatori dei due colossali ceri precedenti la Macchina. Ogni fratello veste il nero sacco e va in processione con un cero acceso nella mano, sotto il manto dell’umiltà e della fede: egli è venuto dalla campagna lontana in sul mattino, e si è recato a pagare il suo obolo e a ricevere cioccolato e limonata, biscotti e ciambellette, ma prima ancora di adempiere i suoi doveri umani, egli si è inginocchiato ai piedi del Signore e ha fatto ammenda del suo peccare e si è nutrito del Divino Pane. Il più gran numero dei ‘Fratelli di Sant’Antonio’ proviene dalla campagna, dove il cuore impara naturalmente la luce della Creazione e la vita oltre mirabile dello spirito, dove l’animo viene ingentilito e fiorito di immagini soavi e di sorrisi fecondi e buoni nelle fruttificazioni meravigliose e semplici della natura che li circonda e li tempra».

Origini, dunque, semplici quelle del culto Antoniano a Rieti; semplici quanto legatissime alle regole della Chiesa di ogni tempo. Così quella radice di Pia Unione del 1232 attraverserà i secoli fino ad arrivare, ad esempio, al 1574, anno nel quale si trovano i primi, importanti e concreti, dati sulla vitalità di questo sodalizio che aveva già la sua sede: la CHIESA DI SAN FRANCESCO. E la prima cappella della navata centrale, sulla sinistra, era proprio quella dedicata a Sant’Antonio di Padova.
Una chiesa, quella di San Francesco, fatta erigere da Papa Innocenzo IV Fieschi nel 1245 (e così nel 2015 si è celebrato il 770° anniversario della bolla pontificia di edificazione): la prima in ordine cronologico ad essere costruita dopo quella in onore del Serafico Padre Francesco in Assisi, e affidata anch’essa all’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

La Pia Unione Sant’Antonio di Padova di Rieti giungerà fino al 1739 con tutto il suo carico di storia, di onori e di non sempre facili vicende interne: in quella data, Papa Clemente XII ne decretò lo scioglimento, incamerando i beni per devolverli al costruendo Orfanotrofio di Narni. Fu sciolta la Pia Unione ma non certo archiviato il culto per Sant’Antonio di Padova perché la sua devozione rimase intatta e si facevano continue opere caritative in suo onore, azioni liturgiche di popolo, compresa la Processione con l’Icona del Taumaturgo.
Finché nel 1812 essa rinacque e sempre nella Chiesa di San Francesco, dotandosi di uno Statuto provvisorio. Solo nel 1858 fu emanato il nuovo Statuto, con il prezioso apporto del Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali e l’approvazione canonica del Vescovo di Rieti dell’epoca, il ferrarese Gaetano Carletti.

Le vicende della storia ci permettono di giungere ai giorni nostri con l’immagine nitida di una Pia Unione Sant’Antonio di Padova quale motore insostituibile per l’organizzazione del GIUGNO ANTONIANO REATINO, la manifestazione che impegna tutto il mese di Giugno e che culmina da sempre con la imponente e solenne PROCESSIONE DEI CERI con la Macchina del Santo portata a spalla lungo le vie cittadine; di una Pia Unione quale sodalizio vivo e in linea con gli indirizzi della Chiesa, universale come locale. Nel 1996 lo Statuto unionale del 1858 fu revisionato dall’allora Vescovo diocesano, l’aquilano Giuseppe Molinari, che concesse alla Pia Unione Sant’Antonio di Padova stessa anche il riconoscimento canonico di Associazione Pubblica di fedeli. In esso statuto, venne riconfermato che la Pia Unione Sant’Antonio di Padova è deputata all’organizzazione del GIUGNO ANTONIANO REATINO, delle celebrazioni in onore del Serafico Padre San Francesco d’Assisi e della Beata Vergine Immacolata Concezione (patrona del sodalizio dall’anno di promulgazione dello Statuto del 1858), mentre partecipa anche con diretta responsabilità alle Processioni della Madonna del Popolo e del Corpus Domini. Successivamente, sotto l’episcopato del fanese Delio Lucarelli, la Pia Unione Sant’Antonio riceverà pari riconoscimento giuridico civile e dal 1°gennaio 2012 un nuovo Statuto, in linea con gli indirizzi dell’apposito Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, i quali, nel ribadire i principali campi di animazione, legittimano a pieno titolo la Pia Unione quale componente attiva della stessa pastorale diocesana, a cui offrirà evidenti e costanti segni di preziosa collaborazione nei diversi settori di riferimento, tuttora in essere.

Nell’anno 2022, per volontà del Vescovo di Rieti pro-tempore, Domenico Pompili, la Pia Unione Sant’Antonio si è dotata del nuovo Statuto diocesano per le Confraternite.

Per l’attuazione dello stesso il sodalizio ha approvato un apposito Regolamento, ratificato dal Vescovo di Rieti, Vito Piccinonna, nell’ottobre 2023.

Nel corso degli anni trascorsi nella sua sede storica, la Pia Unione ha provveduto alla manutenzione della Chiesa di San Francesco, sebbene la proprietà sia del Ministero dell’Interno – Fondo Edifici Culto.
Infatti, si è fatta carico di vari restauri: l’altare ligneo e il tetto della cappella in onore di Sant’Antonio, del Crocifisso settecentesco dorato, del tetto dell’ex cappella di Santa Chiara, dell’acquisto dell’impianto di amplificazione per la Processione dei Ceri, dell’impianto di allarme e dell’elettrificazione delle campane.

Ciò testimonia, altresì, la ‘cifra’ di una Pia Unione che, anche sul versante civile, si caratterizza interlocutrice qualificata nel dialogo con le pubbliche amministrazioni che si sono succedute e si succedono a Rieti. Prova prìncipe iniziale, a mò di esempio, ne sia l’atto del 13 gennaio 1898 con cui il Comune di Rieti deliberò la cessione dell’uso della Chiesa di San Francesco attraverso la stipula di un contratto d’affitto, tuttora vigente, che ha comportato e comporta l’accollo della manutenzione ordinaria e del decoro dell’immobile nei confronti della stessa Pia Unione, sotto la costante vigilanza dell’Autorità proprietaria, oggi il Prefetto pro-tempore di Rieti, per conto del Fondo Edifici Culto del Ministero dell’Interno. E in concomitanza con il rinnovo degli Organismi direttivi della Pia Unione, nel 2012 si è costituito il Comitato Cittadino per la valorizzazione della Chiesa di San Francesco che, in costante raccordo con il Prefetto di Rieti, il Vescovo di Rieti, le Soprintendenze competenti, e in sinergia con lo stesso sodalizio Antoniano, intende «realizzare iniziative tendenti a restituire alla Chiesa francescana la sua maestosità, ma soprattutto procedere a una ricerca storica del monumento, con tutte le azioni finalizzate al recupero delle preziose opere d’arte ad essa appartenenti» (e oggi conservate nella Pinacoteca diocesana). Comitato cittdino superato nel marzo 2016, per impulso del Vescovo di Rieti, Domenico Pompili, attraverso la costituzione di un tavolo tecnico permanente, formato da esponenti dell’Ufficio Territoriale del Governo, delle Istituzioni, della Fondazione Varrone e della stessa Pia Unione Sant’Antonio di Padova per individuare ulteriori e maggiormente qualificate piste di intervento per il restauro progressivo della Chiesa di San Francesco. Oggi, un imponente e puntuale restauro conservativo e migliorativo è in corso per dare alla chiesa stessa un volto più sicuro e moderno, ma in linea con la struttura originaria.

La Pia Unione ogni anno devolve in beneficenza tutto il ricavato delle offerte del pane di Sant’Antonio e della eventuale Cena del Portatore: offerte per lo più destinate ad Associazioni impegnate nella cura delle persone svantaggiate e dei più deboli.
Oggi la Pia Unione Sant’Antonio è costituita da una Assemblea di ascritti che si riunisce ordinariamente due volte l’anno e in occasione del GIUGNO ANTONIANO REATINO, nonché delle principali feste del sodalizio.
Nel 2021 libere elezioni hanno portato alla costituzione di un nuovo Consiglio Direttivo.

Attualmente, l’Assistenza Spirituale è affidata ai componenti della Comunità Inter-Obbedienziale minoritica, Fra Marcello Bonforte ofm, Fra Luigi Faraglia ofm conv.

                                                                                                  (a cura di Fabrizio Tomassoni)

CONSIGLIO DIRETTIVO

> Officiali

Alessandro BRUNELLI – Priore

Antonio ANTONINI Vice Priore     

Alessandro LELLI – Segretario

Andrea Martellucci Tesoriere

> Consiglieri Effettivi

Fabrizio ANGELETTI – Provveditore, Matteo VALERI – Capomacchina, Mario BERNARDINI – Vice Capomacchina, Daniele CHIODO, Enzo CIOGLI, Antonio COLASANTI, Gabriele D’IPPOLITI, Carlo DONATI, Roberto FERRETTI, Gianni FIOCCO,  Daniele FUSACCHIA, Umberto FUSACCHIA, Gianluca IACOBONI, Marco LAURETI, Antonio MARTINI (1), Antonio MARTINI (2), Nazzareno MICHELI, Pier Luigi ROSATI, Giuliano SILVESTRI, Fabrizio TOMASSONI, Roberto TORDA, .

> Consiglieri emeriti

Vincenzo BONCOMPAGNI, Antonio DE SANTIS, Giovanni FLAMMINI e Oferio SIMEONI